Ex Libris 417 (i palazzi di Roma)

Solo in apparenza i vecchi palazzi di Roma sono fatti per essere abitati. È vero che ci si trascorre la vita, ci si ama, ci si muore come altrove. Ma poi, basta camminare in questi lugubri quartieri barocchi una sera d’inverno, quando non c’è altro che il rumore della pioggia che cade, e non c’è gente in giro… e quei palazzoni appariranno per quello che sono: delle porte, delle sontuose botole degli Inferi. Basterebbe infilarsi in un portone socchiuso per farsene un’idea. Nella penombra dell’androne, distinguete la fila delle cassette postali, la porta dell’ascensore, la prima rampa delle scale. Ma c’è sempre, anche se non ci fate caso, una porticina malmessa, chiusa da un lucchetto. Se vi fosse permesso aprire quella porta, trovereste un’altra scala, molto più stretta e buia di quella che conduce ai piani superiori. Niente di strano: è l’accesso alle cantine, ricavate dalle fondamenta. Nessuno lo può negare, ma quelle cantine, per profonde che siano, non sono che il livello superiore di un mondo sotterraneo senza fine – pozzo, imbuto, labirinto di tenebre eterne. Catacombe, gallerie, magazzini e cripte fanno spazio, via via che si scende di livello, a immense grotte, spesso occupate da laghi, fredde e informi masse d’acqua che non hanno mai conosciuto esseri viventi – se non forse qualche ratto che ha perso la strada, e viene a morire stremato sui loro bordi di pietra aguzza. E ancora più sotto? Chi sarà mai in grado di immaginare le forme del Nulla, che sono innumerevoli e nello stesso tempo simili a un’unica sterminata ombra? Da laggiù, da quel groviglio di oscurità e privazione salgono miasmi così potenti da raggiungere il mondo dei vivi, così sottili ed insidiosi da penetrare i muri, infilarsi nei tessuti, stendere invisibili pellicole sui cibi, sulle piante, sui tessuti. Nei vecchi palazzi di Roma, si sente sempre qualche rumore inspiegabile, c’è sempre qualche diceria macabra che si tramanda tra gli inquilini, e gli animali domestici, capaci di vedere e ascoltare cose che ci sono nascoste fin dall’infanzia, trascorrono la vita in lunghissime guerre contro nemici inconcepibili, innominabili. Quasi tutte le persone che vivono nel centro di Roma, e soprattutto negli immensi palazzi aristocratici ridotti a condomini, sono almeno lievemente disturbate, instabili d’umore, spesso trasognate.


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