Ex Libris 416 (il ciliegio)

Quella era la cosa vivente che amavo di più in casa mia, che avevo spesso ricordato, e da cui mi piaceva essere ricevuto dopo una lunga assenza. Emanava una grande, quasi smisurata energia, trasmetteva una grande, quasi smisurata energia, trasmetteva una vibrazione invisibile come le onde eteree che giungono fino alle stelle; era l’energia degli dei, dei grandi animali e dei morti. Spiegai sul prato il plaid e mi distesi sulla schiena. I rami bassi della cupola erano forse tre metri più alti di me. Il rumore delle api cominciò a darmi noia perché era estraneo all’albero e impediva alla mia attenzione di concentrarsi. Cercai d’astrarmene e d’essere soltanto vista. La visione ritornò silente. Il mio sguardo assuefatto alla sua luce entrava nei varchi tra i rami, ne scopriva altri più eminenti, percorreva le insenature. Il bianco era assoluto perché ancora non era spuntata nemmeno una foglia, nemmeno un punto verde. Insistendo con il mio sguardo, d’improvviso m’accorsi che l’albero parlava, con un linguaggio che non mi era intellegibile. I petali erano segni, parti di una scrittura che formava parole collegate in un numero infinito di combinazioni. Io potevo, partendo da uno di quei piccoli fiori, sviluppare una frase, passando con l’occhio su un altro, e poi su un altro e un altro; e poi ancora seguire una diversa via, o saltare da un petalo a un petalo non continuo, come in una corsa tra gli astri che sono infiniti di numero. e che può essere pensata come un parlare. L’albero aveva espresso un immenso vocabolario, ma la meraviglia maggiore era che tutti i suoi vocaboli vi erano già collegati in infiniti modi, tutti i pensieri detti in uno stesso istante, anche se io potevo percorrerne solamente qualcuno senza carpirne il senso: lo stesso avviene con i sogni, con gli animali e con i morti. La certezza di quel parlare, per quanto incomprensibile, mi dava un sentimento di pace. I miei pensieri formulati si confusero a quelli che, trasmessi dai petali, guizzavano dentro di me come scintille elettriche, ne furono sopraffatti e mi addormentai sul prato.


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