Matinée dionisiache

L’altra mattina ho visto Le baccanti, un peplum niente male di Giorgio Ferroni (reduce da un cult dell’italian gothic come Il mulino delle donne di pietra), che con la tipica sfacciataggine colto-proto-pop dell’epoca rivendica Euripide come fonte.

C’è la ribellione dionisiaca della gioventù alle regole del mondo adulto, rappresentato dalla tirannia di Alberto Lupo, come nei musicarelli fulciani. Ci sono i colori baviani del contemporaneo Ercole al centro della Terra nelle grotte dove Dionisio tiene il suo orgiastico regno. Ci sono le coreografie di Herbert Ross, che fanno incontrare Tersicore e Broadway. C’è un cast di quelli bizzarri e scintillanti delle coproduzioni dell’epoca, con la stella finlandese Taina Elg e Akim Tamiroff che fa Tiresia, la post bellamapovera Alessandra Panaro e l’attor giovane Raf Mattioli, morto durante le riprese ad aggiungere il tocco maledetto.

Chissà che Juri Camisasca non ne abbia tratto ispirazione per le sue, di baccanti, laddove in mezzo alle immagini mi(s)tico atomiche, spunta anche il fantasma di Cinecittà.


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