Malick: The Bologna Cut

Sarebbe da scrivere prima o poi un saggio sulle possibilità combinatorie dei rulli montati male, da Marienbad, in poi. Ci vorrebbe un Bartezzaghi per coglierne tutte le implicazioni gnoseologiche.

Quanto al ramo Lumière dell’albero della vita malickiano, ha dato per lo più la stura a banalità e stupidaggini di vario, ma sempre deprezzatissimo conio.

C’è chi ha detto che sarebbero stati scambiati primo e secondo tempo, con lepidezze accluse su quegli imbecilli di cinefili. Inanellando in quindici righe una serie di fesserie di clamorosa densità (erano due rulli, non le bobine di primo e secondo tempo – lo scrivente non sa come si monta un film; non è il protagonista che muore all’inizio – lo scrivente non ha visto il film; il film sarà stato in originale con sottotitoli, depotenziando l’ironia sulla competenza linguistica dei cosiddetti “intellettuali” – lo scrivente ci fa e ci è). Anche qualcun altro se ne è accorto, per fortuna.

C’è chi ha fatto paragoni risibili con film di perfetta linearità narrativa, mistificando ulteriormente il tutto, cosa ancor più grave perché l’intervento è a opera di un docente di cinema, cioè di qualcuno che dovrebbe avere qualche nozione della materia in questione. E magari quindi dovrebbe essere lui a chiedere scusa, al posto degli spettatori ignari.

Ce chi usa l’esempio, ancora a sproposito, per buttar lì metafore politiche.

Anche Adriano Sofri, citando il caso en passant in un articolo (molto bello peraltro) che parlava di tutt’altro, ha parlato di “film di cassetta”.  The Tree of Life. Film di cassetta.

Mi pare che il singolare caso insegni almeno due cose.

Va bene che spesso i giornali chiedono commenti a caldo senza dare il tempo di informarsi meglio sull’accaduto. Va bene che tutti spariamo le nostre stupidaggini, a turno, e scagli la prima pietra chi…

Però, ricordare, farsi un appunto, mettersi bene in testa: prima di parlare, capire bene i fatti; una volta capiti i fatti, chiedersi se si ha la competenza per commentarli.

I fatti (come ricostruiti da articoli di giornali, blog, da post e commenti su Facebook e pizzellacchere varie): al Lumière arrivano le pizze di TToL numerate erroneamente (un 1 e un 2 invertiti). Chi le monta, segue le indicazioni sulla confezione. I primi spettatori si accorgono che i loghi di distribuzione e produzione (non ci sono titoli di testa) arrivano a 20 minuti dall’inizio, e lo segnalano. I loghi vengono spostati, mantenendo però l’ordine dei rulli sbagliato, il 2 al posto dell’1 e viceversa.

Ora, chi ha visto TToL sa che il secondo rullo è quello cosmico: la nascita e lo sviluppo della vita nell’universo e sul pianeta Terra. 20 minuti. Un rullo. Precisamente (qui è la meravigliosa perfezione dell’inghippo). Quello spostato all’inizio a Bologna. Quindi, chi ha visto quella versione si è immerso senza passare dal via nel trip cosmologico malickiano, e solo dopo si è spostato al Texas Anni 50 della famiglia O’Brien e alle odierne peregrinazioni mentali di Jack il sopravvissuto, per approdare allo spazio-acronico che accoglie vivi e morti sulla spiaggia (pre)finale.

Sfido chiunque non sappia l’esatta (?) conformazione della struttura filmica a intuire che qualcosa non vada, in questo montaggio. Chissà, possiamo anche divertirci a immaginare che Malick abbia avuto lo sghiribizzo di piazzare in apertura l’Apertura di Tutto, prima di pensare che fosse una soluzione troppo didascalica, e farla slittare “nel corso del tempo”.

Magari i proiezionisti e qualche spettatore avrebbe potuto controllare in rete le recensioni cannensi e l’aporia sarebbe emersa prima. Ma i cachinni provocati dall’evento mi paiono molto più significativi dell’evento in sé per radiografare lo stato intellettuale di un paese. Non buonissimo.*

*Per non parlare dei commenti che si trovano in giro a post, recensioni, ecc., di ToL. Scorrerli è un’esperienza sconfortante. Deprimente. Imbarazzante.

 


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