Frammenti d’Italia

Lo scorso fine settimana sulla benemerita Rai Storia girava un Videosera dedicato a Lucio Battisti in occasione dell’uscita di Una giornata uggiosa.

Spezzoni di interviste a cura di David Grieco (molto divertente quella di Gianfranco Manfredi, abbastanza agghiacciante quella di Giaime Pintor, a memoria di quanto certa intellighenzia di sinistra ha cercato con pervicacia di non capire nulla di questo paese); alternati a clip di Giulio Questi che visualizzavano un pugno di brani battistiani, da Dio mio no a Sì viaggiare.

Proprio questi ultimi, con la loro sobria complessità, ci andavano a ricordare quanta ricerca stilistica ci fosse in certi programmi Rai d’antan, e soprattutto – in retrospettiva – appaiono come una specie di congedo agli Anni 70, in quel febbraio 1980 dove Lucio salutava tutto ciò che era stato, preparandosi ad abbracciare il futuro.

Questi leggeva il canzoniere mogol-battistiano come letterale colonna sonora di un paesaggio italiano in divenire, dalle fabbriche alle spiagge invernali, dai paesi di pietra deserti agli squadrati condomini in grigio, dalle scuole ai bar, dagli interni sospesi nel tempo alle strade verso il niente. Luoghi desolati dove carrelli, panoramiche, camera car cercano e perdono fantasmi di generazioni.

La commossa registrazione dello stato di spaesamento di una nazione che rivista oggi è ancor più lancinante.

Giornate uggiose. Vite mal spese. Sognando Nuovissime Zelande.


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